UNA RIFLESSIONE SULLO SCIOPERO GENERALE DEL 25 OTTOBRE

Se iI precedente esecutivo ha recitato nella soap :”La farlocca contrapposizione con l’Unione Europea”, il nuovo governo, M5S-PD-LEU, si esprime in continuità con l’attacco alle classi lavoratrici, di cui è complice tutto l’assortimento della borghesia italiana: dall’alta finanza, alle imprese, dagli speculatori, passando per le cooperative del partito democratico e i sindacati.
E soprattutto: giovani, precari (e in tale condizione, in particolare le donne), i disoccupati e i pensionati, dovranno rendere grazie alla manovra finanziaria, se si aggiungerà alla loro parte, un’ulteriore porzione di povertà.

La crisi economiche che si succedono sempre più frequenti e pesanti, consentono al sistema capitalista attraverso le borghesie, di diminuire i costi di produzione ed ottenere il massimo profitto nei licenziamenti indiscriminati o rendere possibile l’estremo sfruttamento per chi un “posto di lavoro” lo mantiene, con la precarizzazione, risparmiando all’osso sulla manutenzione degli impianti e sulle condizioni di sicurezza e ottenendone non poche volte quale conseguenza, infortuni e morti, per una media che è almeno di 3 al giorno.

Il ricatto lavoro/salute, è evidente e non si pone in infingimenti: tua è la ricchezza sociale e che hai creato con il tuo lavoro ma se non crepi o non ti ammali gravemente, questa, comunque, per la massima parte è di proprietà del padrone. Per il capitale i lavoratori restano i creditori, pur se a loro è dato il debito della crisi e di una “pace sociale” che viene imposta: nolente o volente.

Lo sciopero generale è lo strumento che ancora consente la difesa dagli attacchi di padroni e governi; però perché si renda tale, è necessaria una vera mobilitazione e una reale e cosciente presa in carica delle proprie condizioni materiali e non piuttosto l’ “escamotage” che veda emergere qualche sigla sindacale rispetto ad un’altra, una o più burocrazie sindacali, qualche militante politico e i lavoratori solo per alcuni settori.

Allo stesso tempo, rendersi estranei ad uno sciopero generale, pur se calato dall’alto, rischia, quando è presente il “proletariato coscientizzato” e le giuste istanze quali: “aumentare i salari e le pensioni, cancellare il Jobs Act e garantire lavoro stabile a tutti, ridurre l’orario di lavoro e i carichi di lavoro a parità di salario per rilanciare l’occupazione, cancellare la Fornero ed andare in pensione con 60 anni di anzianità o 35 di contributi” di relegarti ad una solitudine settaria che nulla toglie a ciò che già non sposta nei piani di forza.

In futuro ma soprattutto nel presente, ci auspichiamo che giungano iniziative unitarie che non si risolvano in atti sporadici bensì che siano in grado di aprire un percorso comune che abbia la propria continuità nel tempo e quindi possa polarizzare sempre un maggior numero di proletari e subalterni.

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