PESTE NERA E COVID-19

Nel 1348 la peste nera si diffuse rapidamente in Europa seguendo le rotte commerciali. Si pensa che il primo focolaio nacque nel nord della Cina, forse due anni prima.
In Italia arrivò prima in Sicilia, poi a Genova, da li si espanse in Lombardia, risparmiando parzialmente Milano, poi in Veneto, Emilia Romagna, Istria, Dalmazia e Toscana. In poco più di due anni Venezia perse almeno il 60% della popolazione, Firenze quattro quinti degli abitanti, a San Gimignano il 70% e a Prato morirono il 38% dei nuclei familiari.
Dopo la peste, fu sconvolto totalmente il modello socio-culturale fino a quel momento conosciuto e non fu più possibile riappropriarsene. Il massiccio crollo demografico consentì che molti terreni divenissero disponibili per una gran parte della popolazione, anche lavori più remunerativi divennero maggiormente accessibili, come l’ingresso nelle corporazioni che necessitavano di nuovi membri, fino a quel momento esclusi.
Diminuirono gli affitti agricoli ed aumentarono i redditi nelle città, permettendo ad una grande fetta di popolazione di raggiungere un benessere prima imponderabile. Vista però l’aumento del prezzo della mano d’opera la borghesia si ri-organizzò creando vari sistemi di meccanizzazione del lavoro che non risparmiò nemmeno gli amanuensi, perchè proprio in quel periodo iniziarono gli esperimenti che avrebbero poi prodotto un secolo dopo la stampa a caratteri mobili.
A seguito della pandemia, in tutta europa vennero introdotte e affinate nel tempo ordinanze per prevenire la peste che perdurarono per quattro secoli, visto che la peste si palesò ciclicamente negli anni avvenire. Queste ordinanze fecero si che ogni volta che scoppiava un focolaio, venissero limitati i movimenti delle persone e delle merci con l’istituzione delle quarantene, contemporaneamente venne potenziata l’igiene all’interno delle città e creati comitati sanitari.Questi ordinarono la chiusura dei mercati, il divieto di rivendita degli abiti appartenuti a gli appestati e vietarono i funerali. A Pistoia venne formato nel 1348 il primo corpo di beccamorti. Incominciò a farsi strada anche l’idea di isolare i malati: a Milano le case dei primi appestati vennero sprangate con i malati dentro. Le città non fecero più entrare le persone provenienti da regioni in cui l’epidemia era stata confermata.Purtroppo con la medicina ancora arpionata alla tradizione galenica, tutte quelle persone considerate “moralmente inquinanti”, ovvero che producevano miasmi ( considerati agenti di contagio), vennero bloccate e allontanate dalle città. A farne le spese furono principalmente prostitute e vagabondi. Nell’estate del 1348, si spanse la voce che erano stati gli ebrei a contagiare l’intera europa tramite l’avvelenamento dei pozzi. In Savoia alcuni ebrei furono torturati ed alcuni di loro non sopportando la violenza inflitta confessarono la loro colpevolezza. Così scoppiarono delle vere e proprie persecuzioni e sommosse contro di loro specialmente in Svizzera e Germania, ma anche in città come Barcellona e Tolone. In loro soccorso intervenne prima Giovanna I di Napoli, che oltre a riconoscere la loro innocenza, diminuì le tasse nei confronti degli ebrei, ed inseguito pure Papa Clemente VI che affermò che la malattia non proveniva dall’intervento umano, ma bensì da azioni divine.
Nel XV e XVI secolo vennero così creati dei lazzaretti a Milano, Firenze, Venezia, Parigi ed Amsterdam, quest’ultima creò anche un sistema di rimozione dei rifiuti dalle strade per migliorare ulteriormente l’igiene cittadino, mentre a Londra si continuò a segregare nel proprio domicilio le persone infette. La peste influì notevolmente a dare un impulso alla medicina, consentendo il passaggio dalla tradizione galenica a quella moderna ed empirica, di conseguenza verso la prima metà del 500, si iniziò a sezionare i corpi dei cadaveri con il sistema autoptico per trovare le cause della malattia; una procedura che venne autorizzata sia da Papa Sisto IV che da Clemente VII, tramite “bolle pontificie”.
Fino a quel momento i medici, consideravano pure loro la peste un “castigo divino” e quindi le uniche cose che facevano erano di mandare il paziente a confessarsi, in alcuni casi sottoporli a ” fumigazioni” di erbe aromatiche. Cure non esistevano e si cercava di prevenire consigliando di andare nelle campagne per fuggire dalla malattia. Molti medici secondo le testimonianze dell’epoca, difronte alla peste fuggivano o chiedevano un lauto compenso, di conseguenza era molto difficile trovarne uno.
La peste come già detto si ripresento con epidemie nei secoli avvenire seppur in maniera meno incisiva fino al 1925 circa.
Possiamo dunque dire che la peste, nel lungo termine, non ha soltanto procurato morte e distruzione, ma ha prodotto una serie di innovazioni impensabili fino a quel momento, sconvolgendo la società sia dal punto di vista socio-culturale che da quello medico-scientifico, aprendo le porte ad una nuova era. Ci troviamo oggi in una situazione analoga, nonostante le nostre conoscenze e tecnologie nel campo medico.
Che sia anche il COVID-19, uno spartiacque per la transizione del genere umano verso un nuovo modello di società, che non per forza deve essere peggiore di quello conosciuto fin ora?

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *